Valerio Castello, Sala di Leda

Autore : Valerio Castello

Titolo dell'opera: Sala di Leda

Data : 1655-1659

Ubicazione: Palazzo Giacomo Pantaleone, via Balbi (Balbi 4)

Dimensioni : affresco della volta

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Descrizione dell'opera

Agli inizi del Seicento i Balbi, ricca e potente famiglia di uomini d'affari, si premurano di arricchire di decorazioni le dimore, costruite quasi l'una di fianco all'altra, della "Strada delli Signori Balbi". Due cugini, Giovanni Battista (1617-1657) e Francesco Maria (1619-1705), assunsero una comittenza emiliana, ma gli artisti Agostino Mitelli e Angelo Michele Colonna partirono al termine di sfortunate trattative. Intorno al 1654 si colloca il primo intervento di Valerio Castello affiancato da Andrea Seghizzi, il quale realizzerà le quadrature quasi in contemporanea con l'operare di Valerio Castello. Insieme si occuperanno, dal 1655 al 1659, della decorazione del palazzo di Francesco Maria Balbi, oggi Balbi Senarega. Valerio Castello affrescherà con soggetti mitologici la cosiddetta 'Sala del Carro del Tempo', la 'Galleria-Loggia del Ratto di Proserpina' e il 'Salotto di Leda'. Questi si trovano sullo stesso piano, ma appartengono ad agglomerati architettonici di due fasi costruttive differenti: il Salotto di Leda appartiene al nucleo più antico sorto tra il 1618 e il 1620 su committenza dei fratelli Giacomo e Pantaleone Balbi. La pianta rettangolare possiede volte a botte con teste di padiglione e fu indispensabile per Valerio e Andrea intervenire sull'impianto architettonico per attuare il processo d'integrazione tra spazio reale e spazio pittorico: la trasformazione illusiva della forma planimetrica del vano da rettangolare a ovale determinò un totale utilizzo degli spigoli per segnare l'innesto del baldacchino ellittico sui mensoloni. La lavorazione del soffitto proietta l'osservatore in un mondo dorato sospeso in un cielo azzurro dove compare nel "quadro" centrale la figura di Leda circondata da tre amorini e nuvole vaporose dalle quali emerge Zeus nelle sembianze di un candido cigno. Qui si ha l'ingrandimento del riquadro per dare più spazio alla figura mitologica, ma l'equilibrio compositivo venne raggiunto solo con la cancellazione di un quarto putto che s'intravede al di sotto dello strato pittorico. Altri amorini invece sono posti a sorreggere i "quadri" con le divinità (Diana, Venere, Mercurio e Minerva) e acquistano tale corposità e plasticità da invadere il piano strutturale stesso. Purtroppo tra Settecento e Ottocento per segnare in maniera più forte la linea di demarcazione tra soffitto e "muraglie" furono effettuati degli inspessimenti nei cornicioni e questi vennero sottoposti alla ridoratura, in più anche il decoro pittorico venne "rinfrescato" con il conseguente indebolimento dello strato pittorico che portò nel 1844 a intervenire con un primo restauro. In seguito ai bombardamenti del Secondo Conflitto Mondiale si dovette riaprire il cantiere per stabilizzare e consolidare la struttura. Un ultimo restauro venne effettuato in seguito a un incendio del 1973: questo portò all'eliminazione delle ridipinture e dei vecchi rifacimenti in modo tale da scoprire i brani pittorici originali, i tessuti cromatici furono totalmente riequilibrati con una integrazione a spuntinato così da restituire all'opera la ricchezza barocca piena di dettagli, di sfumature e di toni che la rendono così grandiosa, sfarzosa e stupefacente.

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Fonti

Raffaele Soprani, Le Vite de' Pittori, Scultori ed Architetti genovesi e de' Forastieri che in Genova operarono, con alcuni ritratti degli stessi, Genova 1674. pp. 233 "... non terminò già nel detto Signore il desiderio di dare maggiori effetti dalli pennelli di questo virtuoso, che perciò dispose le seguenti stanze, e furono due salotti, in uno le tre Grazie nel mezzo,con varii putti, e medaglie attorno; Leda nel mezzo dell'altro con quattro historie di Diana, e altri Dei, con putti di bellissima tenerezza e morbidezza, nei quali anco il Seghezzi v'introdusse cornici, cartellami, ornamenti il tutto lumeggiato d'oro pomposamente (...)".

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Bibliografia

Luca Leoncini, Gli affreschi di Valerio Castello nelle committenze Balbi pp. 52-64; Giovanna Rotondi Terminiello, Palazzo Balbi Senarega: gli affreschi di Valerio Castello e il loro restauro pp. 78-83, in: Marzia Cataldi Gallo, Luca Leoncini, Camillo Manzitti e Daniele Sanguineti, Valerio Castello 1624-1659 Genio Moderno, SKIRA, Milano 2008

Manzitti, Camillo, Valerio Castello Sagep Editrice, Genova 1972

 

Immagini

Immagine:Leda e il cigno.jpg

Riquadro centrale

Immagine:venere.jpg

Riquadro Nord (Venere)

Immagine:mercurio.jpg

Riquadro Sud (Mercurio)

Immagine:minerva.jpg

Riquadro Ovest (Minerva)

Immagine:diana.jpg

Riquadro Est (Diana)

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022